Dicono di me

E’ inevitabile, per Michele Ferri, confrontarsi con il silenzio di una intima riflessione, come se, dopo aver setacciato immagini, narrazioni e concetti, ne recuperiamo e tratteniamo solo pochi particolari sintetici, dettagli affatto marginali. Totem estremi, ambienti interiori, segni grafici istintivi che defi- niscono strutture sempre caratterizzate da una asciutta eleganza formale, con superfici ricercate, invitanti al tatto. Nei quadri, impaginazioni perfettamente equilibrate che attraggono e coinvolgono. Ferri indaga con insistenza il concetto di casa, riducendolo ad una essenza estrema, che si condensa dilatandosi in strutture minime, intime, rassicuranti.

Sebastiano Simonini

dal testo per la mostra RESIDUI ARCHETIPIGalleria Zenone Arte Contemporanea

Mi piacciono le case essenziali, gusci comprensibili per i bisogni primari. Semplici quanto basta per trovare quel che c’è dentro e vedere fuori. Questo sono le case di Michele Ferri: saldi spazi misurabili, muri che recano graffiature del tempo e di mani che toccano. Alcune sono anche provviste di ruote, roulotte nomadi che nascono da precisi sapori di giochi infantili (…). Laddove è la bidimensionalità che prevale, tracce e campitura che disegna, trasforma questi blocchi trapezoidali in luoghi a metà tra la dimensione del reale e quella dell’immaginario.

È raro che volume e bidimensionalità convivano, ma qui, sculture o dipinti, si manifestano come chiari segni di una esperienza estetica, una condizione in cui sensi e mente sono una cosa/casa sola. E negli spazi così, è bello abitare.

Emanuela Genesio

testo estratto da CASE COSI’dal blog ANDANDO di Emanuela Genesiowww.exibart.com - emi.g.blog.exibart.com

Esprimono, queste costruzioni di Ferri, il desiderio di spostarsi tenendo ben stretta a sé la casa, con i suoi valori simbolici: si possono mettere le proprie radici in un posto e poi decidere di migrare, di attraversare confini, alla ricerca perenne di qualcosa che dia senso alla vita, ma che forse, alla fine, si rivelerà “l’isola che non c’è” di Peter Pan – questo nomadismo sarebbe meno difficile se potessimo portarci appresso quel “bagaglio di memorie” che la casa simboleggia e racchiude. Forse, queste case dei sogni e dei misteri di Ferri sono legate alla memoria lontana dell’infanzia: quei giocattoli di legno colorati sulle ruote che i bambini si tiravano dietro legati a una cordicella, orgogliosi di tenersi stretto qualcosa che non poteva essere loro sottratto e che potevano condurre verso la meta da loro prescelta. (…) Ferri tiene le sue opere sul filo di una sapienza costruttiva e cromatica che riconcilia con l’arte, con le sue eterne possibilità di smuovere l’immaginario, di essere insieme, poesia lieve e pensiero profondo.

Sandro Parmiggiani

dal testo “Case dei sogni e dei misteri”per la mostra ARCHITETTURE